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Ritrovamento del corpo di San Nicolò Politi

Olio su tela cm 254x175 Filippo Tancredi 1710

Posta sull'altare della cappella del Santo, annessa alla Chiesa Madre, la bellissima opera rappresenta l'episodio in cui il bovaro Leone Rancuglia, il 26 Agosto 1167, ritrovò il corpo esanime dell'Eremita nella Grotta del Calanna.

 Al centro è rappresentato il "fatto" così come lo immaginano i fedeli nella memoria della tradizione agiografica del Santo il quale è raffigurato genuflesso con il libro di preghiera aperto tra le mani e la croce poggiata al petto. Di fronte a sè vi sono dei flagelli e una pergamena con raffigurate le cinque piaghe di Cristo. Sullo sfondo è raffigurata una piccola chiesa la cui campana suona grazie all'intervento di un Angelo.

In quest'opera è come se l'artista avesse voluto distinguere due diversi ed opposti stati d'animo: da un lato la tumultuosità delle passioni umane caratterizzata dalla figura del bovaro, rappresentato in tutta la sua robustezza di un qualunque uomo dei campi dal viso duro e bruciato dal sole, contornato da una scura barba incolta e fitta; dall'altro, invece, la beatitudine rappresentata dalla bellezza dell'angelo che con i suoi tratti delicati e con un gesto naturale incorona, con una ghirlanda di fiori, il Santo Eremita.

Nella parte superiore, il Tancredi, crea nella stretta superficie della tela uno spazio illimitato in cui, da soffici nubi, emergono Cristo e la Madonna, accompagnati da una schiera di Angeli osannanti che accolgono l'anima bambina del Santo.

Nicola Bompiedi

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